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Microclima e aria indoor

microclimaSpesso nelle aziende non si attribuisce la giusta importanza al microclima dell’ambiente lavorativo: un microclima non adeguato può compromettere la sicurezza e la salute dei lavoratori,  può creare sensazioni di disagio (discomfort) e diminuire la produttività.

La qualità dell’aria indoor è un tema prioritario nella valutazione dei rischi di uffici, banche, assicurazioni, scuole, ospedali, biblioteche e, più in generale, degli ambienti di lavoro (e non). Oggi ancora di più, con l’attuale emergenza sanitaria da Covid-19.

Le condizioni microclimatiche, oltre a influenzare il  benessere  in  un  ambiente  di  lavoro, in numerose situazioni, possono costituire un vero e proprio fattore di  rischio.

luoghi di lavoro devono essere conformi ai requisiti indicati nell’allegato IV (p.to 1.9) del D.Lgs. 81/08. Lo stesso decreto classifica, nel Titolo VIII (art. 180), il microclima tra gli agenti fisici che, ai sensi dell’art. 181, devono essere compresi nella valutazione dei rischi.

Un ambiente si trova in condizioni termicamente confortevoli quando una elevata percentuale di persone poste all’interno dello stesso, soggette ad analoghe condizioni di vestiario e attività fisica, non è in grado di dire se preferirebbe una temperatura più alta o una più bassa. La valutazione del microclima ambientale e del confort dei lavoratori avviene mediante la misurazione di parametri ambientali e individuali, misurazione seguita dall’elaborazione di specifici indici di confort che permettono di esprimere numericamente le condizioni microclimatiche di un ambiente.

I fattori che qualificano il microclima sono:

  • la temperatura (si misura in gradi centigradi)
  • l’umidità relativa (UR %: quantità di vapore acqueo presente nell’ambiente, che aumenta con l’aumentare della temperatura)
  • l’irraggiamento termico (quantità di calore che si trasmette da corpo a corpo per mezzo di onde elettromagnetiche)
  • la velocità dell’aria (parametro che favorisce il raffreddamento del corpo).

Per garantire situazioni di benessere negli ambienti di lavoro o per minimizzare il rischio negli ambienti termici severi occorre valutare e gestire correttamente le condizioni microclimatiche mediante adeguate misure preventive, di natura tecnica od organizzativa e anche misure protettive.

Si evidenzia che non esistono limiti di legge per le condizioni termiche dei luoghi di lavoro e, in assenza di specifiche indicazioni di legge, in più occasioni la giurisprudenza ha ritenuto utilizzabili i valori limite forniti dalle norme tecniche internazionali.

Magister S.r.l. è in grado di eseguire la valutazione del benessere termico secondo la norma UNI EN ISO 7730 (ergonomia degli ambienti termici – determinazione analitica e interpretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale).

PMV (voto medio previsto): è il valore medio dei voti previsto in un consistente gruppo di persone, secondo una scala di sensazione termica a 7 punti. Da +3 (molto caldo) a -3 (molto freddo), passando per 0 (né caldo né freddo)

PPD (percentuale prevista di insoddisfatti): percentuale di soggetti termicamente insoddisfatti in uno specifico ambiente. È un indice calcolato a partire dal valore di PMV.

Si possono distinguere, dal punto di vista termico, due tipologie di ambienti:

  • ambienti moderati, in cui si possono raggiungere condizioni di comfort
  • ambienti severi in cui tali condizioni non possono essere garantite e pertanto ci si deve preoccupare di assicurare la salute e la sicurezza del lavoratore

aria indoor

Negli ambienti moderati il lavoratore non corre rischi per la salute ed è possibile raggiungere la condizione di benessere termico. Il PMV è l’indice adatto alla valutazione di ambienti lavorativi a microclima moderato, ad esempio uffici, laboratori di ricerca, scuole, ospedali, ecc. Uno stato di comfort termico si raggiunge per valori di PMV compresi tra + 0,5 e – 0,5, cui corrisponde una percentuale di insoddisfatti delle condizioni termiche (PPD) inferiore al 10%. Frequentemente in questi ambienti il controllo delle condizioni ambientali è affidato a soluzioni di tipo impiantistico: mediante sistemi di ricambio e trattamento dell’aria.

La verifica della qualità dell’aria indoor è dunque un aspetto importante e prioritario nel processo di valutazione del rischio. Nel 2013 è stato prodotta (in Conferenza Stato-Regioni) una procedura operativa per la valutazione e gestione dei rischi correlati all’igiene degli impianti di trattamento aria.

Gli ambienti severi sono ambienti in cui, generalmente, un vincolo legato alle necessità produttive o alle condizioni ambientali non permette di realizzare condizioni di comfort termico e, pertanto, è necessario individuare opportune misure di protezione.

  • Ambienti severi caldi: il lavoratore può non riuscire a dissipare calore oltre un certo limite con i meccanismi di termoregolazione (vasodilatazione e sudorazione), con conseguente innalzamento della temperatura centrale.
  • Ambienti severi freddi:  il lavoratore può non riuscire a trattenere calore all’interno del corpo mediante i meccanismi di termoregolazione (vasocostrizione e brivido), con conseguente abbassamento della temperatura centrale.

La valutazione delle condizioni microclimatiche negli ambienti severi caldi sono eseguite mediante il calcolo dell’indice WBGT e vengono confrontate con i limiti previsti dalla ACGIH. Per il raffreddamento globale dovuto agli ambienti severi freddi si utilizza l’indice IREQ (procedura analitica basata sulla valutazione dell’isolamento dell’abbigliamento richiesto affinché il corpo sia in equilibrio termico con l’ambiente) e per il raffreddamento locale è applicabile la norma UNI EN ISO 11079.

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